Ignazio Iturria

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Ignacio Iturria

Nasce a Montevideo nel 1949. Realizza la sua prima mostra personale alla Galleria Manzione a Punta del Este in Uruguay nel 1981. Dal 1982 al 1992 espone in America Latina, nel 1933 è presente al Museo de Arte de Las Americas di Woshington, nel 1992 e 1994 partecipa al Salone Arco a Madrid, nel 1994 il Museo Cuevas organizza una sua personale a Città del Messico. Nel 1995 rappresenta l’Uruguay alla biennale di Venezia.

“Uno dei molti modi possibili di leggere ciò che lo sguardo di Ignaccio Iturria racchiude nelle sue casse, stende sulle tavole, ritira nei suoi armadi, colloca sulle finestre dei suoi edifici, dice del contrappunto fra gli altri e noi, fra pittore e la sua circostanza, fra il nome ed il silenzio, fra il corpo e la sua ombra. Nel mondo di Itturia gli altri hanno volto e momoria, gesti e tempi, credenze e passioni, ma a volte si moltiplicano sino alla confusione. A volte si moltiplicano in un’Avventura collettiva e cessano di possedere un volto personale e inconfondibile per essere semplicemente gli immigrati, quelli che viaggiano in autobus, quelli che giocano, quelli che guardano da una finestra, quelli che fannoil bagno, quelli che sono morti, quelli che sono stati sepolti, quelli che sono stati dimenticati, quelli che sono stati divorati dall’intolleranza o dal disprezzo. Essi sono anche i fantasmi, le sagome che sorgono smagrite dai sogni e ci insidiano cariche di ricordi nella veglia, quelli che inondano gli angolini, le casse, i cassetti e si insatallano come una forma particolare della memoria.

A volte gli altri sono forme di noi stessi, ombre di  quel che fummo, annunzi di quel che saremo.

La libertà dell’arte di Itturia non consiste soltanto nella sua possibilità di dialogo con la pitura di epoche diverse e di scuole differenti, e neppure nel suo lavoro cosciente di contrappunto con le installazioni contemporanee.

La libertà di Itturia è una libertà di orizzonte mobile; di lì i suoi cambiamenti, le sue ricerche”.

Montevideo, maggio 1995 (Estratto da “Gli altri noi”, di Hugo Achugar”)

 

 

 

 

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